Vulcani e farfalle

Visto e considerato che oggi era l’Earth Day mi sembra interessante cercare di trarre qualche morale dalla vicenda del vulcano Eyjafjallajökull che con la sua eruzione in Islanda ha paralizzato i voli in gran parte dell’Europa, lasciando a piedi un mucchio di gente in giro per il mondo (ciao Carlo!).

Le due immagini seguenti (fonte: wikipedia) mostrano la distribuzione della nube di ceneri rispettivamente il 19 e il 21 Aprile:

Guardandole viene immediato pensare alla dinamica generata da mappe quali il gatto di Arnold o simili. In effetti è ben noto che l’atmosfera terrestre è un sistema caotico, il che tra l’altro spiega come mai sia impossibile fare previsioni del tempo che restino accurate per più di qualche giorno.

Siamo quindi alle prese con un classico esempio di effetto farfalla: un evento relativamente poco interessante in un certo luogo (l’Eyjafjallajökull è infatti un vulcano minore, ad esempio al suo fianco c’è il ben più grande, e più pronunciabile, Katla) può causare avvenimenti rilevanti, e non sempre graditi, in luoghi anche molto lontani. Si ha cioè una sorta di “globalizzazione dei disastri” per cui un uomo che (poniamo il caso) deve tornare in Italia da una conferenza tenutasi in Finlandia, alla quale magari è anche andato controvoglia, non può permettersi di trascurare la situazione di un vulcano che erutta a 1500 km di distanza (misurata spannometricamente su Google Maps).

È anche per questo motivo che (e torniamo a bomba, ovvero all’Earth Day) è opportuno oggi più che mai prendere seriamente in considerazione le istanze ambientaliste, e non solo nel nostro Paese ma a livello globale: perchè se la natura viene maltrattata, chessò, in Russia, in Brasile o in Cina, con ogni probabilità le conseguenze si faranno sentire per tutti.

13 commenti

  1. aspirantelogico

    ma l’effetto farfalla e’ reale o e’ un paradosso?
    (fermo restando che i paradossi sono reali).

    • omega1ck

      Beh, dubito che il battito d’ali di una farfalla possa veramente causare un uragano… ma quello che conta è il principio.
      Tra l’altro la storia del termine “effetto farfalla” è interessante: nella sua prima formulazione al posto della farfalla c’era nientemeno che un gabbiano.

  2. aspirantelogico

    Caro omega1ck, la questione si complica notevolmente. Un farfalla durante il volo batte continuamente le ali. Un gabbiamo invece, grazie alla sua capacita’ di servirsi delle pur minime correnti d’aria, vola battento muovendo raramente le ali. Plana. Tuttavia non deve essere trascurato che il battito dell’ala di un gabbiano muove un quantitativo di aria superiore a quello mosso dall’ala di una farfalla. Pertanto, nell’unita’ di tempo, o l’aria mossa dal volo di una farfalla coincide con quella mossa dal volo di un gabbiano o i due fenomeni sono radicalmente distinti e difficilmente potranno essere paragonati.

  3. Riccardo

    C’è un bellissimo racconto di Bradbury che se non erro si chiama proprio “the butterfly effect” (tra parentesi, Bradbury piacerebbe tantissimo ad aspiranteteologico, ne sono quasi certo, leggiti cronache marziane). In un futuro imprecisato una società organizza “visite guidate” nel passato, attraverso la classica macchina del tempo: in particolare, la gita avviene al tempo dei dinosauri, ma i viaggiatori devono stare su un sentiero prestabilito, per non interferire col passato. il protagonista però esce fuori dal tracciato e schiaccia inavvertitamente un insetto. quando torna indietro nel futuro, la terra è dominata da una dittatura feroce…

  4. aspirantelogico

    Come non ricordare Homer che arriva in un futuro in cui la sua famiglia e’ ricchissima ma non conoscono le ciambelle e quindi scappa di nuovo con la sua macchina del tempo. Poi si scopre che le ciamelle sono la pioggia. Fantastico.

    PS
    Precisiamo che la macchina del tempo era stata costruita da Homer nel tentativo di aggiustare un tostapane guasto. Ancora piu’ fantastico.

    PPS
    Riccardo, lo leggero’.

    • omega1ck

      Caro Fabio,
      per stavolta ti ho corretto il commento, ma la prossima volta che storpierai il nome di Homer J. Simpson sarai bannato da questo blog a vita.
      Come si dice, uomo avvisato mezzo salvato.

  5. paolocé

    non sono un esperto di teoria del caos, ma non è meglio specificare: se il vulcano erutta–>io perdo l’aereo perché non può volare in mezzo alla cenere è un rapporto di causalità diretta; cioè il nesso è evidente. è come dire: nevica–>non prendo la macchina; poco caos e molta causalità. potevo fare un altro esempio (tipo sono in ritardo–>vado a balla–>scrocio vecchietto–>distruggo alfa 147 e chi vuol capire capisce) ma l’idea è questa. l’effetto caos forse è più: eruzione–>blocco voli Inghilterra–> blocco partenze tutto il mondo –> blocco affari in tutto il mondo –> peggioramento crisi economica mondiale –>aziende licenziano di più –> Riccardo (ad esempio) perde il lavoro (tié); non so se ho dato l’idea.
    @Riccardo: spero di non aver sbagliato Riccardo. Cmq il momento + bello della puntata è quando Flanders è il capo del mondo. Un sogno.

  6. aspirantelogico

    Cacchio paolo, la mia alfa e quel vecchietto maledetto! Forse pero’ e’ stato provvidenziale. Ora con la mito faccio ancora di piu’ la figura del tamarro, il che e’ una buona cosa.

    Sapete che il problema delle ceneri e’ dovuto al fatto che abradono le superfici dell’aereo. Sapete che un aereo e’ stato abraso a tal punto, che il pilota non riusciva piu’ a vedere ed e’ dovuto atterrare servendosi dei soli specchietti e che gli hanno dato una medaglia?
    Detto questo, gli aerei hanno specchietti? Tanto non hanno la retromarcia.

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