Mentre sto scrivendo questo messaggio gli ultimi fasci di particelle stanno circolando nell’anello del Tevatron, che fino ad oggi è stato il secondo acceleratore di particelle al mondo per energia nel centro di massa (dopo LHC, ovviamente). Alle due del pomeriggio CDT di oggi i fasci verranno scaricati per l’ultima volta nei blocchi di grafite (qui dovrebbe esserci la diretta dell’evento per i curiosi), e il collisore americano verrà spento per sempre dopo 26 28 anni di onorato servizio. Sul blog del sempre ottimo Tommaso Dorigo potete trovare un elenco dei risultati più importanti che sono stati ottenuti dai due esperimenti associati, CDF e D0, tra i quali spicca la scoperta del sesto (e ultimo?) quark, il top, arrivata nel 1995.
Da domani in poi, tra gli acceleratori in grado di operare ad alte energie (diciamo sopra i 100 GeV), a parte quelli del CERN, rimarrà solo il Relativistic Heavy Ion Collider a Brookhaven (New York). Nessun nuovo acceleratore che lavori ad energie paragonabili a quelle del Tevatron è in costruzione al momento. Da secoli si parla di un nuovo collisore rettilineo tra elettroni e positroni, l‘International Linear Collider, ma nessuno sa ancora se, quando e dove verrà costruito. La situazione finanziaria delle maggiori economie mondiali non sembra promettere bene riguardo al finanziamento di un’opera del genere, e le economie emergenti (come i famosi BRIC — un membro dei quali mi sta attualmente stipendiando) sembrano avere altri problemi più urgenti da risolvere.
Insomma, non siamo ancora alla fine della fisica delle alte energie, ma tutti i segnali indicano che lì ci stiamo avviando. D’altronde l’abbiamo sempre saputo: gli acceleratori non possono crescere all’infinito, prima o poi è inevitabile raggiungere un limite, sia esso di natura economica o tecnologica. Non so cosa verrà dopo LHC (ammesso che venga qualcosa); magari tutti i governi del mondo si metteranno d’accordo per costruire una macchina da 100 TeV, o qualcosa del genere (ma dopo quella?). Di una cosa però sono certo: i fisici delle particelle delle prossime generazioni, quando guarderanno indietro alla seconda metà del Novecento, non potranno non provare una certa invidia.
Aggiornamento (21:36 Central European Summer Time, 16:36 Brazilian Time, 14.36 Central Daylight Time): una vegliarda di nome Helen ha appena premuto due bottoni, uno rosso e uno blu. Il Tevatron è spento per sempre.
Nuovo aggiornamento (qualche ora dopo): non posso esimermi dal segnalare (ahimè, in colpevole ritardo) il liveblogging dell’evento di Jester. Un breve ma significativo estratto:
The shutdown of the Tevatron should be viewed as a part of the bigger program of shutting down fundamental research in the US. It makes sense: since manufacturing could be outsourced to China, no reason why research could not.