Come alcuni di voi già sanno, poco più di mezzo secolo millennio dopo Pedro Alvares Cabral, anch’io sono sbarcato (si fa per dire) in Brasile. Ad accogliermi all’uscita dell’aeroporto di São Paulo non c’era esattamente il tempo per cui questo paese è famoso:
…anche se occorre pur sempre tener presente che qui siamo in inverno, visto che le stagioni sono opposte rispetto alle nostre. Dopo un soggiorno non previsto di una notte a Guarulhos (il mio aereo è partito con 4 ore di ritardo: vatti a fidare dei francesi…), il giorno successivo ho preso uno dei primi pullman per São Carlos, dove si trovano quei pazzi che hanno deciso di assumermi. Durante la prima parte del viaggio, di tanto in tanto, qualche quartiere della megalopoli di São Paulo (più di 11 milioni di abitanti!) faceva capolino tra la bruma mattutina:
Il panorama delle tre ore successive, che vi risparmio, è stato più monotono: una serie infinita di collinette verdi una dietro l’altra, interrotta ogni tanto da altre periferie di città in cui, nello spazio di cento metri, si può passare da una distesa di baracche fatiscenti a un complesso di condomini dai 10 piani in su appena costruiti.
E così eccomi giunto a destinazione, con una casa in affitto da riempire (al momento c’è solo un frigorifero) e un assegno di ricerca che parte il primo di settembre (sempre che non ci ripensino nel frattempo). A presto per nuovi aggiornamenti!
Mink! In bocca al lupo per l’avventura!
Divertiti!
Solo un appunto: “mezzo secolo dopo” non mi torna, forse era mezzo millennio. Comunque è colpa dei Maya che non sanno fare i calendari….
Perbacco! Hai ragione… certo che essere corretti da un organista francese morto da più di 70 anni fa un certo effetto 🙂
grande alberto! Ma l’universita` com’e`? I colleghi? Il corsaro? Le ballerine di samba? La samba?
Facci sapere facci!