Appunti di vita brasiliana

Se pensate che gli automobilisti italiani siano indisciplinati, mi spiace deludervi ma non avete ancora visto niente. Qui si rischia la vita ad ogni attraversamento di una strada un minimo trafficata, e non sto scherzando. L’algoritmo standard per attraversare è il seguente:

  1. Raggiungere le strisce (ammesso che ci siano).
  2. Guardare molto attentamente in entrambe le direzioni se ci sono dei veicoli nel raggio di 100 metri (o il massimo che la strada consente).
  3. Se il risultato è NO, attraversare correndo (a 70 km/h, che qui è la velocità di crociera, ci si mettono circa cinque secondi per coprire 100 m)
  4. Se il risultato è SI, aspettare che passino tutti quanti e tornare al punto 2. In alcune rare circostanze può capitare che un’auto rallenti e il guidatore ci faccia cenno di passare; in tal caso si può procedere con l’attraversamento (sempre correndo), a patto di aver controllato che eventuali altre macchine sopraggiungenti non stiano tirando dritto ignorandovi.

Fortunatamente, ogni tanto sulle strade (tipicamente nei punti più pericolosi) sono piazzati dei dissuasori, che peraltro non sono come da noi i classici dossetti di plastica della 3M ma sono proprio dei dossi di asfalto lunghi cinque metri e  alti trenta centimetri. Com’è facile intuire questi sono i vostri migliori alleati, ma purtroppo non sempre si trovano laddove li vorremmo.

Ai tropici il sole picchia in tutt’altra maniera rispetto alle nostre latitudini (insomma, qui mena proprio); se a ciò aggiungiamo che siamo pure in altura (850 m circa),  il risultato è che qui finisci per abbronzarti anche se non vuoi. Nel mio caso ad esempio i venti minuti di passeggiata da casa mia all’università, fatti due volte al giorno, bastano e avanzano per mantenermi costantemente più scuro di quando ero in Italia. Chissà se mi mettessi a prendere il sole… (ma non temete, non accadrà).

E già che siamo in tema, se leggete la pagina di wikipedia dedicata all’amena cittadina in cui vivo scoprirete che essa è soprannominata nientemeno che Cidade do Clima, la «città del clima». In realtà, come ho potuto appurare di persona, questa è solo un’abbreviazione: il vero soprannome è invece (o quantomeno dovrebbe essere) «città del clima del cazzo». Mi spiego: qui ci sono sostanzialmente solo due tipi di tempo possibili (almeno in questo periodo dell’anno, cioè tardo inverno/inizio primavera): sole e caldo boia, oppure nuvole, vento e freschino (diciamo sui 16/18 gradi). Il primo problema è che la transizione tra questi due stati può avvenire nel giro di qualche ora, per cui può capitare di uscire di casa la mattina in maglietta (sudando) e di rientrare il pomeriggio con i brividi. Il secondo problema è che anche nelle giornate di bel tempo (che sono comunque la stragrande maggioranza), mentre a mezzogiorno si viaggia tranquillamente sui 32/33 gradi, la sera la temperatura cala drasticamente. Un classico è uscire di casa alle sette (quando si sta ancora bene in maglietta) per andare a cena fuori da qualche parte ed essere poi colti dal gelo verso le dieci. Dopo un paio di queste esperienze si impara a portarsi sempre dietro una felpa quando si esce di sera, anche se durante il giorno c’era un caldo insopportabile.

Per un europeo l’idea di gated community è qualcosa di decisamente inusuale (in italiano non abbiamo neanche un termine per definirle, il che già la dice lunga…), qui invece sono la norma. Intanto ci sono interi quartieri, specie in periferia, cui si può accedere solo previa identificazione presso la guardia di turno; ma al di là di questo, praticamente ogni condominio (anche il mio) è separato dalla strada da qualche tipo di cancello ed è circondato da un muro con in cima una grata, o dei fili elettrificati, o altre amenità del genere. Ora, posso capire simili misure di sicurezza in città enormi (e con evidenti problemi di criminalità) come São Paulo o Campinas; ma qui sembrano un po’ ridicole, considerato ad esempio che si può girare ovunque, anche di notte, senza il minimo problema. Ma tant’è: quella di circondare tutto con muri e filo spinato dev’essere un’abitudine da queste parti.

Cose che mancano in un tipico appartamento brasiliano:

  • L’impianto di riscaldamento, per ovvi motivi; questo però significa che quei pochi giorni dell’anno in cui fa freddo bisogna girare per casa vestiti, e mettere il piumone sul letto.
  • L’allacciamento del gas (per i fornelli occorre attrezzarsi con la bombola).
  • In generale, i rubinetti dell’acqua calda: niente calderina (vedi punto precedente) e niente boiler. Se vi state chiedendo come si fa a farsi una doccia calda, la risposta sta in un piccolo apparecchio elettrico che si monta direttamente alla fine del tubo e scalda l’acqua che scende.
  • La lavatrice (in compenso è immancabile il lavabo).
  • Il bidè.

…cosa quest’ultima che segna (ne sono sempre più convinto) la differenza tra un paese civilizzato e uno che non lo è.

10 commenti

  1. aspirantelogico

    Alberto ma cosa dici! Devi subito andare a prendere il sole, ammesso che tu sopravviva agli attraversamenti. Sento che le spiagge sono piene di ballerine di samba!

    • omega1ck

      Tieni conto che la spiaggia più vicina dista circa 340 km da dove mi trovo… peggio di Modena, insomma 🙂

  2. Gio

    Quando parli di italiani, ti riferisci anche ai napoletani?
    Ma soprattutto: Alberto abbronzato! Incredibbbbbbbileeeeee!!!!
    Il fascino latino estero, funziona dove c’e’ gia’ – seppure differente – un fascino latino autoctono? Io penso di si’.

    Ultima cosa: voglio una foto dei dissuasori di 5m e 30 cm… sembrano dei muri dalla descrizione! Se volessi venirti a trovare con il mio Ferrarino, ci riesco o mi si smonta?

    • omega1ck

      Uhm… in effetti non ho molte esperienze da pedone nel sud italia, ma tendo comunque a pensare che qui sia peggio.
      Quanto ai dissuasori, ammetto di avere un po’ esagerato (ah, l’antica arte dell’iperbole!), in realtà saranno lunghi tre metri e alti una quindicina di centimetri, ma ti assicuro che fanno impressione lo stesso! Comunque non temere, il materiale fotografico arriverà 🙂

      • Gio

        Ma hai messo il link di wikipedia per “iperbole”??? perche’ discrimini cosi’ la parola “iperbole”? non avrai mica dei pregiudizi nei suoi confronti?
        Forse e’ per non farci perdere la bellezza del poema ivi citato?
        ” …Io sono Arnaldo, che corro con il vento, caccio con il bue la lepre e nuoto contro la marea montante… ”
        😀
        In ogni caso, 30 cm speravo proprio che non fossero, anche perche’ non si sarebbe trattato di dissuasori bensi’ di “indiana jones e tarzan contro le montagne di cemento” (avrebbe vinto tarzan aggrappandosi alla frusta di indiana jones), ma voglio le foto!!!! 🙂

        • omega1ck

          In realtà era per mettere in chiaro che stavo parlando della figura retorica, magari qualcuno poteva pensare alla conica 🙂

          • Gio

            Nessuno! eccetto un matematico! 🙂

            PS- ma com’e’ che mi posso loggare con fb che tu ripudi? 🙂 non potresti aggiungermi il pulsantino per gmail?

          • omega1ck

            Questa è una bella domanda… i pulsanti sono quelli predefiniti di wordpress, non credo di poterne aggiungere (o togliere) a mano. In generale, ho l’impressione che wordpress e google non si parlino tanto volentieri tra loro…

  3. cesarfranck

    Alcuni commenti:

    1) quanto a clima del belino, non è nulla in confronto all’escursione termica -3 di notte – 30 di giorno che ho sperimentato in una località amena del tuo stesso continente….

    2) l’attraversamento pedonale in Cina è ancora più pericoloso, pare che il motto sia “metti sotto il pedone”

    3) andare a letto con la giacca a vento era praticato in una nota casa savonese dove il riscaldamento non sarebbe mancato…

    • omega1ck

      1) be’, ma qui non siamo nella steppa… (per fortuna!)

      2) sì, ero al corrente di questa cosa: una volta ho visto un video fatto da un tizio che camminava lungo una strada trafficata in una grande città cinese ed era davvero incredibile, sembrava che a ogni momento potesse succedere un incidente…

      3) questa mi manca… è la casa di un savonese o di una savonese? 🙂

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